11 maggio 2023 In questi giorni, avrete letto un articolo oppure avrete sentito parlare dei risultati della survey condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di oltre duemila professionisti sanitari e presentata a Milano al 28° Congresso Nazionale della Federazione. Dall’indagine risulta che, in totale, a dichiararsi in “burnout” è il 49,6% del campione; la percentuale sale al 52% quando si parla di medici, e scende al 45% nel caso degli infermieri. In entrambi i casi l’incidenza è più del doppio tra le donne, dove permane la difficoltà di coniugare il tempo di lavoro con quello assorbito dai figli e la famiglia in genere. A questi dati si aggiunge il fattore età (naturalmente più lo stato di stress si protrae nel tempo e maggiore sarà il disagio a lungo termine), e il fattore RISCHIO (clinico e personale) potenziato dalla distrazione dovuta alla mancanza di energie (esaurite nel reggere uno stato emotivo disfunzionale) e alla stanchezza fisica per turni di lavoro logoranti e talvolta infiniti. Il fattore definito “inedito” in alcuni articoli in relazione all’indagine, che in realtà non è per nulla “inaspettato” per chi vive e conosce il settore sanitario -siamo ben consapevoli che il sistema sanitario deve molto alla passione e all’impegno dei professionisti sanitari! - e sicuramente positivo, è costituito dalla larga maggioranza di medici e infermieri ancora gratificati dal proprio lavoro e dal rapporto con i pazienti. Da queste poche righe, rielaborate mantenendo i dati del sondaggio dopo aver letto alcuni articoli su blog come La Stampa e altre pagine dedicate alla sanità, si evincono diversi aspetti su cui è possibile lavorare. Il primo aspetto da considerare è proprio quello positivo di cui abbiamo parlato: la passione e la dedizione per il prossimo che distingue il professionista sanitario è il grande punto di forza da cui partire: è necessario aiutare i professionisti della sanità a raggiungere la loro salute psicofisica e a mantenerla, per se stessi in qualità di persone, e, per salvaguardare un Sistema Sanitario sempre più bisognoso di attenzione. Personalmente la considero la base della piramide, tutto il resto può aspettare. Gli altri temi riguardano "le mie amate" competenze trasversali che considero “condicio sine qua non”…. Eccone alcune:
Inizia da qui: Le domande utili per capire meglio i tuoi ruoli: Ora fai un elenco dei diversi ruoli che copri nella tua vita e per ognuno immagina la versione migliore di te in quel ruolo. Aggiungi caratteristiche, competenze, dettagli e tutto ciò che trovi utile, divertente …insomma perfetto per il tuo ideale di quel ruolo. Se vuoi descrivi per iscritto oppure disegna o semplicemente immagina. Curiosità e consapevolezza: Responsabilità Etimologia. Il temine responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere. In un significato filosofico rappresenta l’impegno nel rispondere a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. La responsabilità pare essere più del semplice peso del rapporto causa-effetto, quasi una scelta di vita, una presa di consapevolezza di ogni situazione particolare cui segue un’immediata, limpida, sicura risposta all’azione. Quindi la responsabilità è l’attitudine a rispondere, respons-abile: abilità nel rispondere ad una determinata situazione o evento. Questo è il significato originale del termine, ed è quello che potrai prendere in considerazione per lavorare sui ruoli che vivi quotidianamente in base alla presenza o meno della tua responsabilità. come rispondo a quella situazione? quali sono le mie risposte per quel determinato ruolo? come voglio rispondere a quel ruolo da oggi in avanti? D.ssa Micaela Iaia Personal & Corporate Coach founder di Sanitariamente Coaching Sanitario se vuoi approfondire l'argomento con un percorso di formazione e coaching scrivia:
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